La storia del residence

La storia del residence
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La storia del residence

Il testo è tratto dal libro di Mauro Caniggia Nicolotti « Cogne. La sua storia, i suoi monumenti »

Le prime tracce relative all’esistenza di un castello presso l’abitato di Cogne risalgono al 1191. In quell’anno il vescovo di Aosta Gualberto (1186-1212) ottenne dal conte Tommaso di Savoia l’autorizzazione ad erigere un castello a Cogne. Non è chiaro se e quando Gualberto abbia fatto costruire un edificio difensivo. Comunque sia, la presenza di un castello a Cogne è accertata dal 1245-1246 quando in un documento viene fatto chiaro riferimento ad un prato situato “subtus turrim domini episcopi”; costruzione che si potrebbe far risalire intorno al 1202, anno in cui viene consacrata la nuova chiesa parrocchiale. Essendo l’uno e l’altro distanti tra loro pochi metri, si può immaginare che i due più importanti centri di potere siano sorti quasi contemporaneamente. Da questo importante quartiere il vescovo di Aosta, in qualità di signore spirituale ma anche di Conte di Cogne, poteva amministrare i suoi diritti temporali e spirituali sulla vallata. Durante i secoli la torre venne occupata dal castellano del vescovo che in qualità di luogotenente amministrava la contea in vece del prelato (che ovviamente risiedeva ad Aosta) e, successivamente, ospitò anche un presidio fisso di guardie.

Presso il castello venivano discussi i problemi e la comunità locale, convocata al suono del campanile, vi si riuniva in udienza generale, così come riferito in diversi atti quattrocenteschi. Non sempre gli incontri si svolgevano nel castello presso la sala detta di Santa Caterina, ma anche ai piedi della scala di accesso o presso gli spazi posti di fronte alla torre. Nel maniero, inoltre, trovava anche posto una cappella dedicata a Santa Caterina vergine e martire, che a detta dell’Aldrovandi doveva essere uno dei più bei oratori della valle.
Con cadenza annuale – tra il 29 settembre (San Michele) e la festa di Ognissanti (1° novembre) – il vescovo riuniva per tre giorni, e con un preavviso di almeno otto, il piccolo parlamento locale, conosciuto con il nome di Sogne. L’incontro, al quale avevano l’obbligo di partecipare tutti i capifamiglia, era presieduto dal vescovo stesso.

Le cronache riportano che nel 1531 ci fu un grave incendio; ancora una volta, però, non è chiaro se l’incidente colpì il castello o la torre di Laydetré. La torre fu ricostruita nel 1533 grazie al vescovo Gazin. Pare che dal Seicento la struttura fosse trascurata tantochè lo stesso De Tillier la descrisse, nei primi decenni del Settecento, in precarie condizioni. Comunque sia, sembra che nel 1741 il castello fosse stato anche innalzato di un piano e che, dopo la visita di Carlo Emanuele III di Savoia, fosse stato trasformato da casa forte cintata in casa disarmata.

Il complesso perse quindi la sua funzione difensiva, causa che probabilmente contribuì al suo progressivo abbandono; anche se, verso la fine del Settecento, alcuni verbali testimoniavano che alcuni censi venivano percepiti presso “le palais episcopal de Cogne.”

Nel 1829, dopo all’affrancamento del comune di Cogne, la torre rimase comunque nelle mani del prelato. Da allora, le sue stanze furono utilizzate per differenti scopi. Tra la fine degli anni ’50 e gli inizi del decennio successivo servì come alloggiamento per la notte dei turisti che si avvalevano dei servigi della vicina locanda; ospitò, inoltre, l’appartamento del Dottor Argentier, medico condotto di Cogne; fu sede della Rettoria e, molto tempo dopo, della locale stazione dei Regi Carabinieri, i quali erano presenti in paese fin dal 1863.

La parte superiore, inoltre, ospitava – almeno fin dal 1865 – il primo osservatorio meteorologico alpino il cui direttore fu l’Abbé Carrel; la struttura era in contatto con il celebre osservatorio del Real Collegio di Moncalieri (Torino) diretto da Padre Denza, poi direttore della Specola Vaticana.

Incamerato, in virtù della legge Siccardi, e messo all’incanto nel 1867, il castello rimase invenduto. L’idea, allora, fu quella di interessare il re, che da tempo, si recava frequentemente nella valle per le battute di caccia. Fu così che, con atto del 22 luglio 1873, Vittorio Emanuele II lo acquistò e lo adibì a palazzina di caccia; l’anno successivo venne costruita una scuderia attigua e il 1° di agosto il Re entrò “pour la première fois dans son palais royal de Cogne.”

L’importanza che assunse la dimora ed il fatto che il re vi trascorreva una parte dell’estate, richiese l’installazione di un ufficio telegrafico, che entrò in funzione nel 1875.

Da una descrizione fatta nel 1885,il castello serviva come stazione di caccia al Re, con annessa scuderia capace di 32 cavalli. Una stazione di carabinieri, comandata da un brigadiere, oltre al servizio di sicurezza, serve anche di rinforzo alle guardie di caccia di S.M., che sommano al numero di sei.

Più tardi con la venuta al potere di Vittorio Emanuele III (1900) il castello fu venduto. L’acquisizione fu fatta nel 1915 dalla Società Ansaldo che poi lo cedette nel 1924 ad un privato, che lo adibì ad albergo. Già il 18 ottobre 1922 – all’occasione dell’inaugurazione della galleria ferroviaria del Drinc – il signor Burzio “ tenancier de l’Hôtel du Grand-Paradis avait préparé 250 couverts dans les dépendances de la Tour Royale.

Successivamente, dopo essere stato occupato dalla congregazione delle Suore di San Giuseppe, fu ceduto alla Regione Autonoma della Valle d’Aosta e, dalla fine degli anni Novanta ospita la sede della Biblioteca Comunale di Cogne nonché la sede del gruppo folcloristico “ Lou Tintamaro” di Cogne.

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